GUAZZARO’ è una forma dialettale da guazzarone o guazzone, un capo di vestiario di tela, simile ad una tunica, che uomini e donne indossavano durante il lavoro nei campi, come abito da fatica. Oltre al ceto contadino lo portavano, talvolta, modesti artigiani e piccoli commercianti. Non sempre era lungo fino a giungere al malleolo di chi l’indossava, ma, spesso, tra la gioventù, tale indumento si fermava, appena, al di sotto del ginocchio. La parola deriva dal verbo guazzare col significato, figurato, di un indumento, in cui ci si poteva muovere, liberamente. L’uso del guazzarone sconparve agli inizi del 1700, ma seguitò ad essere portato, in alcune località, solo durante il carnevale, per evitare di essere sporcati. In Offida, ( ove si indossa come maschera sia per il giorno del BOV FINT, sia per portare i VLURD) il suo uso può risalire al 1500, epoca in cui già si festeggiava il carnevale. Un cronista, nel 1893, scriveva: ” lo storico guazzarò ” a volerne, forse, significare l’appartenenza ad una radicata e sentita tradizione locale. Sia lu Guazzarò, antica e tradizionale veste carnascialesca, che la M’ntura, di origine più recente, ma che da diversi decenni rappresenta la veste tipica indossata nel giorno del Bove Finto, sono state iscritte tra le maschere del Centro Nazionale di Coordinamento delle Maschere Italiane.
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